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Dovremmo smettere tutti di fare qualunque cosa. Non come sciopero, che è uno strumento del passato. Proprio del tutto. Domani ci alziamo e non facciamo nulla, mai più. Quanto andrebbe avanti la civiltà? Due giorni? Tre?

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Sono davvero colpita dalle parole di Cotugno perché negli ultimi anni ho davvero sperimentato il burnout: problemi grossi in famiglia (che per fortuna stanno diventando sempre più digeribili) e calci nel sedere lavorativi, senza mai che fosse messa in dubbio la mia professionalità, cioè fini a sé stessi, sistemici, non conseguenza di una qualche mia azione. Ora sto finendo un po' di ferie accumulate prima di passare a un nuovo lavoro che mi sembra migliore, e da un mese vivo in modalità semi-svenuta. La prossima settimana mi libero anche del cellulare e della famiglia e sto tre giorni nel bosco di Camaldoli a leggere. Per fortuna ho letto da poco Rest Is resistance, lo consiglio.

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Può piacermi l’idea di stanchezza e rivoluzione, di ulcere dell’indifferenza a guardare cosa produce questa iniquità, ma dire che il capitalismo non genera ricchezza e possibilità è altrettanto iniquo per non dire aberrante.

Siamo raddoppiati al mondo solo per l’esplosione del desiderio sessuale? O magari si muore progressivamente meno?

Certo se pensiamo che gli uomini Sri-Lankesi dopo 10 anni di cucina nei ristoranti italiani diventino politici o banchieri..non è capitato nemmeno a noi italiani muratori in giro per il mondo

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