La settimana scorsa raccontavo dei primi segnali di stanchezza che si manifestavano dopo la botta di adrenalina della prima emergenza; di lì a poche ore sarei andata a spalare in una zona di campagna sulla destra del fiume Ronco, ancora immersa nel fango e senza elettricità, dove solo in quel momento stavano arrivando – a fianco dei numerosi volontari – i mezzi della Protezione Civile.
La mezza giornata di fango, la fatica di Sisifo per portar via da intorno alle case quell’acqua maleodorante che sembrava rigenerarsi senza fine, mi hanno provata più del previsto; me ne sono accorta a fine pomeriggio, quando, per sollevarmi lo spirito, sono andata ad ascoltare uno degli incontri di ScrittuRA Festival, una conversazione fra Matteo Cavezzali, Ludovica Lugli e Marino Sinibaldi.
Tutta la bellezza di quel ragionare alto e profondo – come analizziamo il mondo, quanto siamo disposti a cambiare idea se sopravvengono fatti nuovi, perché quando il mondo va in direzione contraria dobbiamo mettere a fuoco le contraddizioni per cambiare le cose – mi ha fatto affiorare un magone che mi ha presa alla gola, accompagnandomi per giorni e giorni.
Ho sognato fango, ho dormito male, mi sono alzata ogni mattina con le occhiaie, ho rischiato di piangere più di una volta, ho aspettato Mattarella sotto il sole, ho salutato il coordinamento volontari che martedì si è trasferito in un coworking – ma venerdì sono andata a trovarli, perché un po’ mi mancano.
Sabato, col batticuore, sono andata in collina, su per la valle del Rabbi; la strada provinciale di fondovalle no.3, che due settimane fa era interrotta da una ventina di frane, ora è percorribile, nonostante i restringimenti dove la carreggiata è collassata verso valle. Le ruspe hanno liberato l’asfalto, ma le pareti di terra smossa di fresco a lato della strada fanno paura – non mi fiderei a percorrerla durante un temporale.
Intorno, i fianchi delle colline mostrano ampie ferite dove l’acqua ha aperto nuovi calanchi o interi pezzi di campi e boschi sono smottati per metri e metri, e il letto del fiume è ingombro di tronchi e rifiuti; all’imbocco delle strade laterali, quelle che portano verso le case e i poderi a mezza costa, gli onnipresenti cartelli “interrotto per frana”.
Nel pomeriggio venti minuti di pioggia battente hanno colpito prima Forlì poi la campagna ravennate; con le fognature piene dell’acqua e fango delle settimane scorse, i tombini non hanno incamerato l’acqua che stava cadendo, così molte strade di Forlì e Lugo si sono di nuovo allagate.
Niente che non sia successo altre volte durante un temporale estivo, ma c’è molta esasperazione, a volte giustificata da difficoltà oggettive, a volte semplicemente generata dalla stupida pretesa di avere soluzioni immediate, o in alternativa colpevoli da impiccare – il sindaco che non ha ancora pensato a far ripulire e spurgare le fogne, operazione che gli sboroni di turno, fosse stato per loro, avrebbero già portato a termine con uno schiocco di dita, ovviamente insieme a tutto il resto che c’è stato da fare in questi giorni.
L’analfabetismo funzionale di certi commenti, la pretesa che il tuo problema venga affrontato prima di tutti gli altri, valanghe di senno del poi – ma se la prevenzione dovesse comportare una minima limitazione delle tue prerogative, allora si innalzano le barricate; tutto questo mi stanca forse più dell’alluvione in sé.
E temo l’oblio: come è naturale, di alluvione si parla meno al di fuori della Romagna; c’è anche molta preoccupazione di non danneggiare la stagione turistica, già partita in ritardo. Capisco la preoccupazione, capisco i cicli delle notizie, capisco quant’è irrazionale il mio fastidio nel leggere i post frivoli di chi vive altrove, perché io stessa ho pensato e parlato di frivolezze mille volte mentre altrove si consumavano tragedie. Ma sono grata a chiunque continui a dedicarci pagine e minuti di trasmissione.
Di lavoro da fare ce n’è ancora tanto
Se hai schiena e braccia robuste da mettere a disposizione, non pensare che sia finita: c’è da dare il cambio a chi l’ha fatto fino a oggi.
Le istruzioni sono sempre le stesse: registrati su volontarisos.it per le città sulla via Emilia o sul form di communitysos per la bassa ravennate e Conselice, controlla sulle pagine web dei comuni se ci sono indicazioni specifiche, leggi le indicazioni della AUSL Romagna per agire in sicurezza. E grazie, qualunque cosa tu decida di fare, donazioni comprese.
Fare [email] marketing rimanendo brave persone
È il titolo del webinar che terrò giovedì 8 giugno alle 11:30 per il magnewsHub:
Far crescere il database in modo sano, acquisire dati di parte zero attraverso un approccio conversazionale, e usarli per progettare campagne e automazioni che portano risultati perché rispettano le scelte delle persone, definiscono in modo onesto le aspettative di tutte le parti in causa e non abusano inutilmente di risorse sempre più preziose e scarse: il tempo e l’attenzione delle persone.
L’iscrizione è gratuita e si fa da qui.
Grazie di aver letto fino a qui, e buona domenica