Fate casino
Tocca trovare anche il coraggio e l'energia che non abbiamo, prima che sia irrimediabilmente tardi.
Molte persone mi hanno scritto nei giorni scorsi per dirmi che anche loro sentono il mio stesso sconforto e si interrogano sul che fare; è pur sempre un inizio, sapere di non essere soli, l’importante è non fermarsi qui.
Soprattutto perché se non facciamo e non diciamo niente, poi lasciamo passare le manganellate ai ragazzini che manifestano per la pace in Palestina, l’ultimo episodio di una progressiva riduzione degli spazi di dissenso.
Quel che è successo a Pisa è allucinante – guardare quel video e trovare parole che giustificano il comportamento degli agenti è disonestà intellettuale – ma questa china pericolosa si vede anche in episodi meno cruenti.
A Piacenza uno studente 18enne, peraltro rappresentante di istituto, ha ricevuto 10 giorni di sospensione per aver rilasciato a un giornale locale un’intervista critica sulla gestione della scuola: evidentemente siamo in una situazione in cui chi ha in mano un pezzetto di potere, sia poliziotto o preside, e ha la tentazione di abusarne, non teme che questo possa avere conseguenze. La storia è raccontata in questo articolo, se vuoi vedere in faccia il pericoloso attentatore al buon nome dell’istituto c’è un’intervista nel servizio che inizia al minuto 4:45 di questo TG Emilia Romagna.
Bisogna andare in piazza, bisogna votare bene – magari sapessi chi, con convinzione –, bisogna continuare a fare quello che va fatto e intanto leggere, ascoltare, informarsi. Bisogna smettere di disperdere energie in cazzate – davvero ci interessa la vicenda coniugale dei Ferragnez? – e al tempo stesso non perdere leggerezza e sorrisi.
Disattivare la guerra per l’attenzione
Mi ha fatto molto pensare una puntata di Stories, il podcast di Cecilia Sala, con la testimonianza di Sasha Dovzhyk, ricercatrice ucraina che in questi mesi ha fornito a Sala informazioni e consulenze. Copio dalla descrizione del podcast:
[…] Poi un giorno, mentre si prepara a scrivere l’ennesimo pezzo per provare a tenere alta l’attenzione internazionale: le parole non arrivano. Si chiede se il suo lavoro sia davvero utile, si ritrova a ragionare sui meccanismi dell’attenzione di chi vive nei paesi in pace, sui massacri da “intrattenimento” e sull’incapacità – nonostante l’enorme esposizione mediatica che Kyiv ha avuto – di far capire la propria resistenza in un modo che duri, che non abbia bisogno di essere ricordato ogni settimana. E conclude: “Non ha senso partecipare a una gara anche per la vostra attenzione”.
Non ho bisogno di vedere balletti in trincea dei soldati ucraini per continuare a preoccuparmi di quanto succede a Est: il mio problema oggi è gestire paure che mai avrei pensato di avere, mantenere un equilibrio di energie facendo sì che quelle consumate dalla paura vengano compensate dal senso di far parte di una comunità, per quanto informale e dispersa, che cerca di costruire una realtà più solidale e giusta.
Scrive Ferdinando Cotugno nell’ultimo numero di Areale, citando una ricerca pubblicata su Nature Climate Change:
L'inattivismo, il backlash climatico, perfino il negazionismo, esistono nella nostra società, e sono sicuramente in crescita ma, secondo questa ricerca, tendono a essere sovra-rappresentati nelle nostre percezioni.
Prendila come buona notizia di questa settimana, quella che ci convince che vale la pena di continuare a cercare.
Intanto ho iniziato Dare la vita, e come spesso accade Michela Murgia mi regala le parole che rigenerano e curano:
E dunque vi chiedo di portare pazienza: quando qualcosa non vi torna, datemi torto, dibattetene, coltivate il dubbio, per sognare orizzonti anche più ambiziosi di quelli che riesco a immaginare io. La mia anima non ha mai desiderato generare né gente, né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti: fate casino.
Facciamo casino eccome! Io ho una rabbia in corpo di fronte a queste ingiustizie, che mi cancella la paura di questi disgraziati violenti al potere (ovunque, in ogni luogo) e mi spinge a fare ancora più casino. La mia vita ormai è vissuta, conta solo quella delle giovani generazioni, sono loro io il futuro, è nostro obbligo salvaguardarlo!