Appunti d'agosto
Dove parlo di Barbie, cultura aziendale, prendersi il tempo che serve e salutare i sensi di colpa
Di Barbie ne ho avuta una sola, ancora di quelle con le ginocchia che non si piegavano, e non ne ho particolare nostalgia; sì, ci giocavo, insieme a mia sorella che ne aveva una più nuova, e soprattutto le mettevamo in comune con le altre bambine del cortile o con due cugine più facoltose di noi e perciò dotate di Ken, Big Jim, Skipper e camper.
Quando sono arrivate le mille varianti più o meno empowered io ero già cresciuta, e comunque odiavo il rosa in tutte le sue sfumature; avevo già letto Dalla parte delle bambine, e più che a Barbie mi sentivo legata a Nancy Drew – i Gialli per ragazzi sono ancora da qualche parte in cantina, le bambole probabilmente le abbiamo buttate.
Così, senza alcun afflato da fan (sono sempre la bimba di nessuno), sabato scorso sono andata al cinema da sola, una delle poche persone in sala senza niente di rosa addosso; e il film mi ha conquistata fin dalla prima scena, perché ancora non è scontato sentir dire ad alta voce che essere madri può essere divertente per un po’, ma subito dopo annoia.
Ho riso di gusto, grata a Greta Gerwig di essere riuscita a dire con tanta leggerezza che non ne possiamo più di rappresentazioni del mondo in cui le donne sono comparse intercambiabili e irrilevanti: a parti inverse, forse diventa più chiaro perché il maschile sovraesteso non ci suona affatto neutro.
Barbie è un prodotto pop fatto benissimo, dove il pinkwashing fa il giro su se stesso lasciandoti nel dubbio su chi abbia preso in giro chi – e avere dubbi è sempre salutare.
Mio figlio e il gruppetto dei giovani nerd, in gran maggioranza maschi, sono andati a vederlo, uscendone entusiasti: è spettacolare mamma!
Io spero che il mondo duri abbastanza da vedere questa Gen Z soppiantare definitivamente noi boomer e Gen X, che mediamente facciamo abbastanza schifo.
La cultura aziendale è una cosa che va coltivata
A fine luglio con il team di Palabra al completo abbiamo passato due giorni a Treviso per un retreat aziendale, fortissimamente voluto dal mio fantastico socio Marco Ziero (vabbè, lo sapevo da prima che fare un’agenzia con lui sarebbe stato fantastico, bastava averlo ascoltato raccontare l’esperienza di Moca).
La nostra agenzia è full remote e sappiamo che è importante vederci ogni tanto anche in persona: significa investire tempo – e anche un po’ di soldi – decidendo consapevolmente che in quei giorni non si fa lavoro fatturabile, ma si lavora su di noi, per mettere a fuoco il perché e il come di ciò che facciamo.
Un’azienda, come ogni network, poggia su un sistema di regole – esplicite o implicite che siano – e più queste sono esplicitate, discusse e condivise con tutte le persone che ne fanno parte, più ciascuna persona può valutare consapevolmente se il bilancio fra impegno richiesto e vantaggi ottenuti è un equilibrio vantaggioso.
In concreto: Palabra offre flessibilità, bonus extra oltre alle retribuzioni contrattuali, budget per la formazione individuale, partecipazione alle scelte aziendali, rispetto dei tempi di non-lavoro; chiede responsabilità, competenza, disponibilità a esporsi e dare feedback e contributi.
Anche l’essere una società benefit lo considero un benefit, e anche un ottimo filtro: se la cosa ti è indifferente, probabilmente non sei la persona adatta a lavorare con noi. E se, come cliente, lo apprezzi, anche questo è un buon segnale rispetto alla qualità della nostra relazione futura.
Svuotare l’agenda
Il 10 mattina partirò per la Norvegia; in questi giorni ho chiuso con calma una serie di lavori per i clienti, rimandato l’inizio di nuovi progetti, preparato l’agenda per i giorni dopo il rientro e programmato gli Out of Office.
Ho anche fatto un’altra cosa importante: io e Gianluca Diegoli siamo andati dalla notaia per la messa in liquidazione della Digital Update srl, che a fine anno cesserà di esistere come società – anche se la newsletter continua, e potrebbero esserci progetti pop-up in stile Summer School o Digital Update in one day, ma gestiti senza bisogno di avere una srl per questo.
Più di 10 anni di formazione fuffa-free, ne posso essere orgogliosa; e la Scuola avrebbe meritato di nascere in un momento migliore, ma è stata comunque un’esperienza che ha dato tanto a docenti e discenti.
Però bisogna avere la capacità di guardare la realtà per quella che è, non per come vorremmo che fosse: e il tempo e le energie per portare avanti un progetto di impresa devono ripagarsi: sempre questione di quell’equilibrio da mantenere di cui parlavo prima.
Così, meglio chiudere quando puoi farlo nel modo migliore possibile, senza lasciare debiti o sospesi, preparando con il dovuto anticipo le persone che stanno lavorando con te, facendo in modo che la qualità del lavoro resti quella che hai promesso – e mantenuto – dall’inizio.
Non ho trent’anni e un’intera vita di lavoro davanti: nei prossimi anni, il mio progetto di lavoro è fare molto bene le cose che so fare bene, e Palabra, che fa solo email marketing e email automation, è arrivata nel momento giusto per il mercato e per la mia vita.
E se fin dall’inizio sapevamo che non sarei potuta essere in Palabra full-time, per via di Digital Update, ho già chiarito che anche l’anno prossimo mi terrò un 10% di tempo ed energie fuori da Palabra: potrebbe essere per qualche docenza o talk, o per scrivere, o per non lavorare affatto, e anche solo pensarlo mi fa sentire più leggera.
L’email marketing dell’empatia
Giovedì scorso ho fatto una chiacchierata di un’ora con Simone Tosatto di Quiver, un webinar in cui abbiamo parlato di come fare un buon email marketing che sia relazione, non bombardamento indiscriminato.
Il video dura un’ora circa, puoi anche solo ascoltare l’audio senza guardarci; secondo me se lavori nel marketing ne vale la pena.
Parlare semplice, chiaro e inclusivo
Il 21 e 22 settembre c’è il Festival DiParola, un evento online che si preannuncia bellissimo e utile; si parlerà di linguaggio chiaro, inclusivo, accessibile, in tutti i contesti in cui è necessario avvicinare e coinvolgere le persone invece che respingerle.
Alle 13 di venerdì 22 io parlerò di come scrivere in modo chiaro e inclusivo migliora l’esperienza e i risultati dell’email marketing; tutto il programma è ricchissimo, si può partecipare gratis alla diretta ma il ticket per avere anche accesso alle registrazioni ha un prezzo davvero accessibile – tutte le informazioni qui.
Ci sentiamo quando torno dalla Norvegia
Credo sia la prima volta che vado in vacanza con un tour organizzato, ma conto sul fatto che lo stile di Girolibero sia abbastanza compatibile con la mia idea di viaggio.
Mentre lo scrivo, mi accorgo che ancora mi sento un po’ come se dovessi giustificarmi per non aver fatto tutto da sola: studiare le guide, preparare itinerari, prenotare hotel e spostamenti. Barbie organizzatrice perfetta, non sarà ora di staccare?
Stessa reazione di mio figlio 17enne a Barbie, sono molto orgoglioso di lui (io invece aspetto che arrivi sulle piattaforme). Condivido le tue speranze su questa generazione. Un saluto
Buon viaggio!