Viaggio a Ovest
Lungo il Sud della Francia e i Pirenei fino ai Paesi Baschi, cercando frammenti di Europa
Quando ho proposto al resto della famiglia di fare un viaggio nei Paesi Baschi, la prima idea era quella di cercare un volo da Bologna e poi all’arrivo noleggiare un’auto per qualche giorno; poi però, fra notizie sempre più frequenti di ritardi e turbolenze e la mia crescente insofferenza per gli aeroporti, mi è venuta voglia di viaggiare via terra, senza troppa fretta di arrivare, ma approfittandone per vedere un po’ di Francia nel mezzo.
In fondo, mi sono detta, l’auto ibrida consuma poco – circa 25 km con un litro in autostrada, quasi 30 in città e dintorni – e viaggiando in tre la nostra impronta ecologica sarebbe stata sicuramente più bassa che in aereo e probabilmente non molto più alta che in treno.
La strada da Ravenna a Bilbao è lunga: da Ravenna a Ventimiglia sono più di 500 chilometri di autostrada, e da Ventimiglia al confine spagnolo ce ne sono più di 900; così abbiamo fissato due tappe di una notte per il viaggio di andata, scegliendole in base a dove riuscivo a trovare su Booking un posto in cui dormire; in Spagna ci aspettavano due tappe più lunghe, quattro notti a Bilbao e tre a San Sebastian, in appartamenti trovati con HomeExchange; per il ritorno da San Sebastian avremmo tirato un po’ più in fretta, facendo un’unica tappa francese ad Arles.
A posteriori, mi accorgo che durante il viaggio non ho mai pubblicato nemmeno una foto né una storia: le mie uniche tracce online sono repost su questioni politiche fatti più su Threads che su Instagram. Le cose che ho visto, le domande che mi sono fatta, sono rimaste a rimuginarmi dentro, materiale ancora grezzo per un racconto che cercava il proprio filo.
Siamo partiti di domenica mattina, incrociando colonne infinite di auto che viaggiavano verso il mare. Cinquecento chilometri di autostrada sono una fatica lunga: ho guidato soffrendo come nelle salite infinite, e quando siamo arrivati sulla Riviera di Ponente abbiamo deciso di cercare un posto per mangiare fuori dall’autostrada, non ci andava di fare sosta in Autogrill. Google Maps (che mi ha reso infinitamente più facile la vita, insieme al roaming e al cambio automatico) ci ha portati a Taggia, luogo di cui ignoravo l’esistenza pur essendo una grande estimatrice delle olive che ne portano il nome, in una trattoria al centro di un paese pittoresco e diroccato. Da lì abbiamo deciso di proseguire per un po’ lungo l’Aurelia, attraversando la Riviera dei Fiori fino al confine, fra ville liberty, immensi giardini e versanti di colline ricoperti di serre.
A Mentone siamo rientrati in autostrada percorrendo un tratto di Provenza fino alla nostra prima destinazione, un piccolo appartamento in un altrettanto piccolo paesino dell’interno, Les Arcs sur Argens, che si è rivelato essere un pittoresco borgo medioevale in cui, guarda caso, si stava svolgendo una festa medievale con stand gastronomici e saltimbanchi assortiti; la tappa si è conclusa degnamente al mattino seguente con un’ottima colazione alla boulangerie-patisserie sulla piazza.
La seconda tappa francese, Carcassonne, ci ha dato sorprese e delusioni. La Cité medievale è frutto di un pesante restauro ottocentesco che già di per sé la rende un po’ finta, e l’imponente flusso turistico – è una delle mete più visitate della Francia – ha fatto il resto, trasformando ogni angolo in un’esperienza-souvenir costruita per i visitatori. Dopo aver sgomitato per un’ora in mezzo alla calca e nel caldo e aver visitato la cattedrale abbiamo deciso di scendere verso la Bastide, che tutto sommato è stata più piacevole e interessante. La sera, dietro consiglio dell’inquietante host del nostro B&B, abbiamo provato il cassoulet, una di quelle esperienze gastronomiche che buono ma basta – le risate quando il giorno seguente l’abbiamo trovato in formato regalo fra gli scaffali dell’area di servizio in autostrada.
Le aree di servizio francesi
Ci si potrebbe organizzare un tour: pulitissime, ombreggiate, verdi, con aree di sosta attrezzate che da noi nemmeno nei parchi nazionali, bagni pubblici degni di un documentario di Wim Wenders e occasionali installazioni artistiche e mostre per allietare i viaggiatori.
E per fortuna, perché la Francia è lunghissima da attraversare, anche se bella da guardare, con campi di girasoli che lasciano il posto a montagne boscose, pianure ondulate su cui ogni tanto si alza un castello o un’imponente cattedrale, e infine la cresta dei Pirenei.
Bilbao
Le strade e autostrade nei Paesi Baschi sono, se possibile, ancora migliori di quelle francesi. Corsie di immissione a prova di errore, città e centri abitati rigorosamente in zona 30, parcheggi non particolarmente problematici – anche se noi avevamo il garage in entrambe le case e l’abbiamo sfruttato, oltre a girare anche a piedi e coi mezzi ogni volta che non aveva senso prendere l’auto.
L’appartamento di Bilbao era in un’ottima posizione, nel quartiere di Deusto sulla riva sinistra del Nervion, con servizi e ristoranti a due passi e le zone più centrali della città a dieci minuti di cammino. Dopo una prima esplorazione il pomeriggio del primo giorno e una cena a base di tortilla – una delle migliori della città a detta del nostro host – ci siamo fatti un’idea della zona e delle cose da fare nei giorni seguenti.
Il secondo giorno avevamo prenotato la visita al Guggenheim, che è ancora più bello di quanto mi ricordassi – c’ero stata prima che nascesse Guido, quindi dev’essere stato almeno vent’anni fa. Alla fine l’arte moderna è l’unica su cui riesco a coinvolgere gli uomini della famiglia, ed è finita che abbiamo passato tre ore a esplorare i labirinti di Richard Serra, ipnotizzarci davanti all'installazione di Jenny Holzer, commuoverci di fronte alle tessiture immense di El Anatsui, e tutto il resto.
Casco Viejo, mercato di Ribeira, Bilbao la Vieja, Ensanche, ci abbiamo vagabondato un po’ stanchi, anche perché faceva più caldo del previsto; così abbiamo deciso di passare i giorni successivi fuori città.
La foce del Nervion e la costa si raggiungono comodamente in metro da Bilbao; siamo scesi a Getxo e da lì abbiamo camminato per chilometri, prima sul lungomare punteggiato di ville del primo Novecento, poi tutt’intorno a Punta Galea, guadando le scogliere di flysch a picco sull’oceano; in bus siamo tornati indietro verso il Ponte di Biscaglia, un’imponente struttura in ferro coeva della Tour Eiffel, con due torri fra le quali si tendono dei cavi su cui scorre una navetta che trasporta persone e veicoli da una parte all’altra del fiume: per l’ingegnere e l’aspirante ingegnere, un modo perfetto per chiudere la giornata. Ottimi i pintxos mangiati sul lungomare, superbi i gamberi e la verdura alla piastra gustati per cena.
Gorbeia e Vitoria-Gasteiz
Con poco più di una settimana a disposizione bisogna fare delle scelte, non puoi vedere tutto; ma volevamo comunque esplorare un po’ dell’interno, così il terzo giorno ci siamo diretti a sud, attraversando il parco di Gorbeia, una grande area naturale fra la Bizkaia – la municipalità che fa capo a Bilbao – e l’Álava, il cui capoluogo è Vitoria-Gasteiz. Prima sosta ad Areatza, paesino molto bello nella cui cattedrale un’anziana custode ci ha illustrato i ricchi retablo seicenteschi, e in cui si trova un centro visite del parco.
Su consiglio dell’operatore del centro visite abbiamo proseguito fino a Saldropo dove abbiamo parcheggiato l’auto per una breve escursione nel bosco; non la camminata più spettacolare della nostra vita, ma ci stava anche quella.
Non paghi, abbiamo ripreso la strada arrivando a Vitoria-Gasteiz, capitale amministrativa della municipalità di Álava e della comunità autonoma dei Paesi Baschi. La città merita probabilmente più di un pomeriggio per essere apprezzata, ma senz’altro vale la pena di fare una delle visite guidate all’imponente cattedrale gotica, un cantiere di restauro molto complesso che è stato aperto al pubblico (Abierto por Obras) e che permette di passare dai sotterranei ai camminamenti (la cattedrale era al tempo stesso una fortezza difensiva). Dopo la visita alla cattedrale è rimasto solo il tempo di percorrere qualcuna delle strade dell’almendra, il centro medievale dalla pianta a forma di mandorla, punteggiato anche da interessanti opere di street art molto bene inserite sulle mura antiche.
San Sebastian e la costa basca
San Sebastian è una grande stazione di villeggiatura ottocentesca, con spiagge lunghissime e quasi interamente pubbliche – come quasi ovunque del resto, la proporzione fra stabilimenti balneari e spiaggia aperta è l’inverso di quella sulle coste italiane. Qui l’appartamento dove dormivamo era un po’ distante dal centro e dalle spiagge, comodo per uscire dalla città, forse un po’ meno se avessimo voluto dedicare più tempo a monumenti e vita urbana.
Il secondo giorno ci siamo dedicati alla costa, uscendo appena possibile dall’autostrada per seguire la litoranea fra Getaria e Zumaia e arrivare fino a Mutriku; qui ogni paese e ogni piazzola a bordo strada meriterebbero una sosta, fra case arrampicate sui promontori, chiese gotiche o barocche, scogliere a picco, spiagge scure che appaiono e scompaiono a seconda della marea.
Nei paesi, tutti i muri sono tappezzati di scritte in basco che inneggiano all’indipendenza e all’amnistia per i membri dell’ETA ancora in prigione; se nelle città la questione basca sembra quasi ormai passata di moda, nei piccoli centri pare tutto fuorché risolta.
Il terzo giorno siamo tornati a nord di Bilbao per andare a San Juan de Gaztelugatxe; ovviamente avrebbe avuto più senso farlo mentre facevamo base a Bilbao, ma l’ingresso al sentiero è su prenotazione e bisogna pensarci con molto anticipo: io prenotando a inizio di luglio ho trovato posto solo per il 29. Gaztelugatxe è un esperimento riuscito di contenimento dell’overtourism: andarci è gratis, ma c’è una capienza limite oltre la quale non si può entrare, perciò non si supera mai la soglia di folla che ti fa venire il fastidio e la voglia di scappare in fretta, anzi si ha tutto il tempo per camminare al proprio passo, fermarsi a riposare, godere della vista che è oggettivamente meravigliosa.
Ritorno a casa con tappa francese
Il primo giorno di rientro è stato meno pesante del previsto. Poco prima di Tolosa, Google Maps ha deciso di farci uscire dall’autostrada – probabilmente intasata da code e lavori peggiori di quelli che avevamo trovato all’andata – regalandoci una digressione per strade secondarie ombreggiate da platani, fra le dolci colline dell’Aquitania. Siamo arrivati ad Arles dove avevamo prenotato una stanza in un anonimo ma funzionale Ibis appena fuori dal centro, e abbiamo fatto in tempo a uscire per una visita fuori programma alla città: adorabilmente bella, anche se meriterebbe un po’ più di cura e meno immondizia per strada.
Più lunga e impegnativa l’ultima tappa, anche stavolta con pausa pranzo in Liguria, uscendo dall’autostrada: alcuni chilometri di tornanti per scendere fino all’Aurelia, poi di nuovo su per raggiungere l’unico ristorante aperto a mezzogiorno, poi di nuovo giù fino a Imperia, dove siamo rientrati in autostrada fino a casa.
I Paesi Baschi, note pratiche
I Paesi Baschi sono una specie di Sudtirolo della Spagna: puliti, ricchi, organizzati, verdi, e ovviamente piuttosto orgogliosi della propria autonomia.
Le persone sono gentilissime e sembrano adorare noi italiani, tutti si prodigano per dare una mano, spiegare dove sono le cose, cercare punti di contatto.
Sia a Bilbao che a San Sebastian girare coi mezzi pubblici è molto comodo; c’è una tessera ricaricabile che costa pochi euro e può essere usata anche da più persone per lo stesso viaggio, e se paghi con la tessera il biglietto costa molto meno che acquistandolo volta per volta. Mi sembra un modo molto intelligente per incentivare l’uso del trasporto pubblico, e sono grata ai nostri host che ce l’hanno lasciata a disposizione in entrambe le case.
Prima colazione a parte, abbiamo sempre mangiato fuori casa, spendendo il giusto e mangiando mediamente molto bene; certo non seguendo una dieta vegetariana, né tantomeno vegana, ma confesso che non l’abbiamo nemmeno cercata con troppo impegno.
Voglio tornarci? Probabilmente sì. Sempre guidando per mezza Europa? Magari la prossima volta mi prenderei più tempo per fare altre tappe, anche in Italia, e poter fare meno autostrada e più villaggi.
La guida che ho usato, Paesi Baschi e Navarra di Davide Moroni, non mi ha entusiasmata; non sarei così tranchant da darle una sola stella come l’unica recensione presente finora su Amazon, ma in effetti il contenuto, pure abbondante, non è organizzato in modo ottimale, e per capire cosa c’è da vedere in una certa zona bisogna andare avanti e indietro fra pagine dedicate alle città, incisi sulle evidenze importanti, blocchi dedicati a ristoranti e hote, box sui parchi… speravo meglio quando l’ho acquistata.
Resto molto contenta dello scambio casa che permette di alleggerire una parte importante di costi, avere a disposizione comodità tipo una lavatrice per fare un bucato a metà vacanza, sentirsi decisamente più “ospiti accolti” che in un Airbnb. Vorrei solo riuscire a sfruttarlo di più, ma mi impegnerò.
E adesso, agosto
Un mese per riprendere il lavoro a ritmi tranquilli mentre gran parte dei clienti è in vacanza, sperando che il caldo ci dia un po’ di tregua.
Mi prendo comunque un po’ di vacanza dalla newsletter, tanto siete in vacanza anche voi che la leggete; ci sentiamo a settembre.
Grazie per questo bel reportage, Alessandra. Mi mangio le mani perché avevo in mente di visitare anch'io Bilbao e San Sebastian quest'estate, ma l'arrivo di un paio di clienti nuovi ha rovinato i miei piani. Proverò a farci un salto quest'inverno, sperando non piova troppo!
Concordo con le tue impressioni su Carcassonne, è pittoresca ma un po' finta e c'è troppa gente. Bellissimo viaggio, grazie per averlo condiviso con noi! È da tanto che vorrei visitare Bilbao, mi hai dato un po' di spunti.