In questi mesi ho spesso l’impressione di vivere realtà parallele: c’è un’Alessandra che porta avanti il quotidiano – lavorare, curarmi il raffreddore, fare la spesa, telefonare a mia madre ogni mattina per accertarmi che sia tutto ok –, un’Alessandra che cerca di nutrirsi di ogni possibile bellezza – le magnolie fiorite all’improvviso, una bella mostra al San Domenico, un’ora e mezza di poesia senza parole al cinema – e un’Alessandra che tiene d’occhio angosciata l’incattivirsi dell’assalto di autoritarismi sempre più sfrontati a quelli che pensavamo diritti acquisiti.
Mi rincuora ogni piazza piena
Prima di essere abbattuta da un tremendo raffreddore, di quelli che non riesci nemmeno a pensare lucidamente e ti trascini patetica cercando di sbrigare almeno le faccende più ordinarie, sono andata in piazza a Ravenna a sventolare le bandiere UE e Ucraina. Sarei andata anche a Roma il 15 marzo se non fossi stata così male, perché questo è il momento di farsi vedere, di dire – di dirci – che non ci rassegniamo a consegnarci mani in alto alla prepotenza degli autocrati.


Non riuscendo ad andare a Roma, ho letto dall’inizio alla fine il Manifesto di Ventotene; non perché io creda nei testi sacri, ma prima di citarlo a caso mi sembrava onesto tornare alle fonti – fra l’altro, Ventotene torna spesso nei ricordi di uno dei personaggi de Gli uomini pesce, un libro contemporaneamente visionario e realista che mi ha dato chiavi di lettura pazzesche su una terra che fa parte del mio vissuto, la pianura alluvionale della bassa ferrarese.
Ecco, il famoso passaggio citato da Meloni in aula,
«La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.»
io lo trovo ineccepibile, altro che “da relativizzare”. Ci hanno inculcato l’assunto che la proprietà privata è un dogma intoccabile, a prescindere da ciò che le persone fanno di quel che considerano “proprio” e dai bisogni collettivi: ma si tratta di un imbroglio, che serve solo a difendere i privilegi e sedare le rivendicazioni.
Ci sono cose – acqua, aria, boschi, aree naturali – che non possono essere privatizzate ma vanno tutelate e gestite come beni comuni; servono regole che limitino gli usi della proprietà privata quando questi danneggiano la salute e la sicurezza collettiva; è inaccettabile che ci siano persone che possiedono una quantità smisurata di ricchezza, mentre sempre più persone si vedono negare servizi essenziali e diritti; e mi fa schifo, io che non mi considero più cattolica, sentire gente come Meloni che si erge a paladina della cristianità europea mentre dice e fa cose diametralmente opposte dai principi evangelici (leggi questo editoriale di Avvenire, per dire).
Non mi scandalizza che l’Unione Europea destini fondi a riorganizzare la difesa, anzi sono convinta che abbiamo bisogno di essere considerati un “boccone indigesto” da Putin e non solo da lui; ma non accetto che si dica “poi non ci saranno i soldi per il welfare e la difesa dalle emergenze climatiche”, perché i soldi ci sono, ci sono moltissimi soldi, dobbiamo cominciare ad andare a prenderli dove sono, e questo significa patrimoniale e #TaxTheRich una buona volta.
Tornando alle piazze: la piazza di Roma per l’Europa convocata da Michele Serra era piena di contraddizioni, compresa una forte miopia nel dimenticarsi che se vogliamo diritti, benessere e libertà per noi in Europa, non possiamo girare la testa dall’altra parte ed esternalizzare l’arbitrio e la violenza, come stiamo facendo sulla questione migranti per cui paghiamo le dittature mediterranee perché facciano al posto nostro il lavoro sporco di imprigionare, affondare, torturare e ammazzare i disperati.
Eppure riprendere il cammino per diventare una vera federazione di stati, non una litigiosa assemblea di condominio, mi sembra una prospettiva desiderabile e per cui vale la pena di esporsi pubblicamente, anche per fare da controcanto a quelli che ringhiano, con la bava alla bocca, “prima gli italiani”.
Sulla questione armi e guerra: ho un figlio che è in età di andare soldato, figuratevi se desidero la guerra, nessuna persona sana di mente vuole la guerra. Non penso la volessero nemmeno i partigiani, eppure hanno preso le armi quando ce n’è stato bisogno (e per come è andata poi, le hanno restituite forse troppo presto). Avrebbero dovuto astenersi? Meglio una pace ingiusta che una morte giusta, come ha sostenuto l’illustre Zagrebelsky? Grazie ma no, grazie.



E ci sono piazze bellissime e incoraggianti
Quelle degli studenti serbi che chiedono trasparenza, le folle che accolgono Bernie Sanders e Alexandria Ocasio Ortez nel loro instancabile tour Fighting Oligarchy, le persone che in Israele contestano la guerra assassina di Netanjahu.
Non siamo soli a vedere la follia e a lottare per ricacciarla indietro, e anche se non basterà una marcia per vincere, non possiamo pensare di arrenderci.
Non ci arrendiamo no 🫂💜
Grazie per queste riflessioni, che condivido totalmente. E Gli uomini pesce é davvero un capolavoro! Il libro più coinvolgente che abbia letto in molto tempo.