Quattro mesi dopo
Il fango un po' alla volta l'hanno portato via, ma la burrasca non è finita
Domenica scorsa sono tornata al Parco Urbano di Forlì, che l’alluvione aveva completamente sommerso. Ci ero stata a giugno, poco dopo la riapertura, quando tutto era ancora coperto da una spessa crosta di fango da cui emergevano i resti dei giochi per bambini, le sedie del bar all’aperto, i brandelli dei gonfiabili.
Quattro mesi dopo buona parte del fango è stata portata via dalle ruspe, formando alti mucchi di terra che non si sa bene se resteranno lì per sempre; i gazebo e i giochi pian piano vengono ripuliti e riattivati, sui prati dove il fango non è stato portato via l’erba sta ricominciando a crescere; le foglie infangate di alberi e cespugli, dopo un’estate con poche piogge, mostrano ancora fino a che altezza era arrivata l’acqua; e le persone poco alla volta, con circospezione, tornano a camminare in quello che negli ultimi decenni era stato lo spazio verde più animato e vivo della città.
È tutto ancora molto fragile: venerdì scorso a Forlì un temporale ha scaricato in pochi minuti 45mm di pioggia, e le fogne, ancora in parte intasate dal fango e dagli scarichi di maggio, non sono riuscite a far defluire tutta l’acqua, con nuovi allagamenti in alcuni quartieri che erano già stati sommersi. Ogni volta che piove, qui si ha paura.
Ristori? Quali ristori?
Quando Giorgia Meloni, in stivali di gomma e telegenica maglietta verde acqua, era venuta in Romagna visitando con la sua troupe privata gli alluvionati di Ghibullo e Roncalceci, aveva promesso interventi veloci e il ristoro per tutti i danni subiti da persone e imprese.
Quattro mesi dopo, dei fantomatici 4 miliardi “immediatamente stanziati” non c’è ancora traccia, e gli unici fondi che sono stati distribuiti ai cittadini sono quelli di Regione e Comuni, dai 3 ai 5000 euro. Nei giorni scorsi, il Comune di Ravenna ha deliberato di integrare queste somme con i fondi arrivati dalle donazioni, che permetteranno di distribuire fino a 10.000 euro a famiglia in base ai danni subiti; si tratta comunque di ristori parziali, per dare un’idea i 10.000 euro andranno a chi ha documentato danni per oltre 50.000 euro.
Quanto alle aziende, non si è ancora visto un euro.
Il commissario Figliuolo ha detto che la piattaforma per registrare le domande di ristoro per le imprese sarà attiva dal 16 novembre – 6 mesi dopo l’alluvione, e stiamo parlando dei moduli, non dei soldi, per quelli ancora non c’è una data.
Sabato mattina sono andata all’argine Canala, quello che il 19 maggio era stato rotto allagando 200 ettari dei terreni di CAB Terra per scongiurare l’arrivo delle acque a Ravenna. C’era una manifestazione con alcune centinaia di persone, in gran parte cooperanti delle Cooperative Agricole Braccianti (le CAB, appunto) che fanno buona parte della produzione agricola di questa regione; la manifestazione era stata organizzata da Legacoop, con l’adesione di altre associazioni di categoria e degli enti locali.
Avrai letto e ascoltato la storia della rottura degli argini, a volte raccontata dai media nazionali definendo impropriamente Fabrizio Gallavotti, presidente di CAB Terra, come “il proprietario dei terreni”, mentre quelle sono aziende cooperative, la terra è dei soci – credimi, io sono vaccinata da tempo contro la retorica dei probi pionieri di Rochdale, ho vissuto il mondo cooperativo dall’interno e ne conosco le contraddizioni e i difetti; ma so che quella è gente che quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare, e vorrei che si usassero le parole giuste, anche questo è rispetto.
A me è venuto il magone ascoltando i loro discorsi, lo scoramento di chi ha visto il raccolto di quest’anno andato perso e quelli degli anni prossimi messi a rischio, e aveva già sostenuto i costi per la semina e le lavorazioni che non sono andate in niente, e ha dovuto raccogliere le poche forze rimaste per iniziare a ripristinare i terreni perché ricomincino a produrre, che c’è la crosta di fango da spaccare, il terreno da areare, gli alberi morti da estirpare, quelli nuovi da reimpiantare sperando che durino.
I moduli di novembre, dicevo: per ora c’è la promessa di rimborsare fino a 40.000 euro di danni per azienda, poi per i danni oltre a questa cifra si vedrà, in base ai soldi che ci saranno – e che per il momento non si vedono.
Immagina di avere avuto 3 o 10 milioni di danni, come queste CAB, e che ti mettano in mano la promessa di ricevere 40.000 euro.
Ti lascio questi tre minuti di video da guardare, la conclusione del breve discorso di Rudy Maiani, presidente della CAB Agrisfera; come gli altri, non avrebbe voluto parlare, “non sono mica capace a parlare”, ma io penso che si faccia capire benissimo, anche quando parla in dialetto.
Però i trattori adesso bisogna portarli in piazza Montecitorio, e scaricare lì davanti un bel carico di fango e di rottami.
Nei prossimi giorni
Giovedì 21 e venerdì 22 ci sarà DiParola Festival, evento online dedicato al linguaggio chiaro, inclusivo e accessibile. Sono molto orgogliosa di portare anch’io il mio contributo, con un intervento (venerdì alle ore 13) sul linguaggio dell’email marketing.
Poi scappo a Faenza per Talk, l’evento del Post: un intero weekend di pensieri e parole e incontri, uno più bello dell’altro, e finalmente quest’anno senza l’ansia di dover scegliere fra palchi in contemporanea: che sia finalmente iniziato il declino del multitasking? Lo spero.