Venerdì scorso mi sono regalata un giorno di vacanza, in giro per Bologna insieme a mia sorella; a un certo punto siamo passate davanti a Santa Maria della Vita, così le ho proposto di entrare per vedere quella meraviglia che è il compianto sul Cristo morto di Nicolò dell’Arca.
Mentre guardavo le figure in terracotta, quel dolore congelato da secoli e tuttavia ancora così vivo, pensavo alle foto e ai video di questi giorni, ai genitori che estraggono i propri figli dalle macerie, alle donne anziane trucidate alla fermata del bus, allo strazio infinito di questa guerra, di ogni guerra.
Pensavo all’urlo nero della madre, alle bombe sui mercati e sugli ospedali, a chi un giorno esce di casa col proposito di ammazzare dei ragazzi a un concerto; pensavo a quanto possiamo essere stupidi e ciechi e inutilmente crudeli.
Pensavo a quanto siamo pronti a giudicare gli altri col metro delle nostre sicurezze; a condannare, precisare, definire dei confini netti fra ciò che è giusto, lecito, accettabile, e cosa invece no.
Pensavo che io forse a Lucca ci sarei andata (*), ma che capisco anche chi no, e sono così stanca che ogni cosa diventi un pretesto per posizionarsi pubblicamente, per fare lezioni, per ostentare certezze, e quanto è più onesto ammettere di essere un nido di contraddizioni non risolte.
Cosa ho ascoltato, visto e letto in queste settimane
Da quattro settimane Globo, il podcast del Post curato da Eugenio Cau, parla di Israele e Palestina, e ogni puntata ne vale la pena.
Le storie di Cecilia Sala da Israele e dai territori occupati, con interviste ai soldati, ai palestinesi della Cisgiordania, ai parenti degli ostaggi: non teorie preconfezionate, ma voci che si fa fatica a tenere insieme, ma dobbiamo provarci.
Il lungo racconto fatto da Francesca Mannocchi durante l’ultima puntata di Propaganda (qui la seconda parte), con quei bambini nati e cresciuti dentro alla disperazione, per cui l’unico futuro pensabile è combattere.
Lo spiegone del Post su chi sono gli israeliani, perché demolire un pezzetto alla volta la nostra ignoranza è una delle poche cose che sono sicura sia giusto fare.
E naturalmente le tavole di Zerocalcare, che sono da leggere tutte, parola per parola; dentro c’è tantissimo, compreso il cortocircuito emotivo di chi è si è formato politicamente e umanamente sul rifiuto di ogni forma di antisemitismo e di razzismo e proprio per questo non può accettare ciò che è diventata negli ultimi anni la politica del governo israeliano.
E nel frattempo
Il 31 ottobre sono diventata la madre di un maggiorenne, e questa cosa mi ha emozionata più di quanto avessi previsto.
(*) È per questo che non sono andata a Lucca: l’anno scorso avevo promesso che questa sarebbe stata la sua prima edizione da solo con gli amici, senza adulti al seguito.
Quando Guido era piccolo scrivevo spesso di lui, poi ho nascosto gran parte dei post e anche alcune foto, e ora tengo molto più per me la felicità di vederlo crescere – mi sembra – come una persona che posso mandare in giro per il mondo a testa alta. C’è sicuramente una gran dose di fortuna e di meriti non miei, ma me la godo, questa felicità.
Poi c’è l’alluvione
Prato e dintorni sono sott’acqua come la Romagna a maggio, a me si stringe il cuore per il dolore. In Veneto e Friuli Venezia Giulia c’è allerta rossa, qui da noi e nel resto del Nord “solo” arancione, io controllo lo stato delle linee ferroviarie in attesa che Guido torni a casa da Lucca e mando messaggi agli amici per controllare che stiano tutti bene.
Ne scrivono in modo molto simile Ferdinando Cotugno su Areale:
Si era detto dopo la Romagna che prima di ricostruire era necessario ripensare. E non stiamo ripensando, siamo solo capaci di tappare le falle, paracadutando commissari da un lato all'altro dell'Italia, mentre il consumo di suolo ha raggiunto nel 2022 i livelli più alti da un decennio. Non mitighiamo e non ci adattiamo, anno dopo anno sempre e solo spalare fango e seppellire i morti.
e Nicolas Lozito, su Il colore verde:
A ogni tragedia ci diciamo che sarà l’ultima, che abbiamo imparato la lezione, che ora gli interventi contro il dissesto idrogeologico saranno strutturali, rapidi e agiranno su tutta la rete. Che cambierà la mentalità, che arriveranno le riforme. Poi scopriamo che i lavori si erano arenati, che i fondi non sono arrivati, che ci siamo dimenticati di tutto.
Perderò la voce a ripetere queste cose, ma non ho intenzione di smettere: ci sono troppe cose per cui vale la pena di farlo, e una di queste sta viaggiando in treno verso casa.
Grazie per i preziosi consigli, come sempre!
Non conoscevo il Compianto. Impress. Grazie per la segnalazione.