Settimana faticosa, con pochi punti luminosi a segnare una traccia in mezzo al disastro incombente.
COP28 è occupata dai lobbisti del petrolio – lo racconta ogni giorno per esteso Ferdinando Cotugno su Areale, e ti consiglio anche l’ultimo numero di Complotti!, che mi conferma che non è solo una mia impressione che stiano girando sempre più post da fabbrica dei fake a tema negazionista.
Intanto sempre più scienziati in giro per il mondo decidono di passare esplicitamente all’attivismo, e molti di loro quest’anno hanno valutato che, vista l’incertezza sull’effettiva possibilità di manifestare il dissenso negli Emirati Arabi Uniti, è meglio manifestare nei propri paesi invece che aggravare le emissioni volando a Dubai.
Quel tweet di Rebelión Científica España mi sblocca un ricordo: io che nel 1995 partecipo a un’azione di Greenpeace in cui sbarchiamo al Lido di Venezia durante una convention di industrie chimiche – l’associazione aveva appena presentato un report sugli accumuli di diossine in laguna – e, mentre la pattuglia di quelli bravi srotola uno striscione dal Campanile di San Marco, noi occupiamo l’hotel della convention e ci incateniamo al palco; una di quelle cose per cui allora i carabinieri si limitavano a identificarti, oggi con l’aria che tira non so.
Intanto che valuto se passare di nuovo all’azione, ho pensato che camminare non basta, devo essere capace di correre; così, senza averlo deciso prima, ho scaricato una delle tante serie di allenamento per chi parte da zero e vuole arrivare a 30’ di corsa, e in effetti ho scoperto che in questi giorni freddi uscire dall’ufficio verso l’ora di pranzo e andare a correre in Darsena ha un suo perché.
Design the end of patriarchy
Domenica scorsa con un’amica ho finalmente visto al cinema C’è ancora domani, e sì, ho dato ragione al diciottenne che c’era andato la settimana prima con la scuola, è davvero un film meraviglioso.
Mi sono commossa durante le ultime scene, ricordando i racconti di mia madre bambina che il 2 giugno del ‘46 accompagnò i genitori a votare: mia nonna per la prima volta insieme a tutte le altre, mio nonno repubblicano da sempre e reduce da un ventennio molto duro per chi non aveva la tessera del fascio. Brava Cortellesi, ti meriti tutto il successo che stai avendo, e anche di più.
Martedì invece ho pianto a singhiozzi, guardando i video e leggendo le cronache dei funerali di Giulia Cecchettin. Quanto lavoro c’è da fare, quanti pochi ancora sono gli uomini che accettano di mettere in discussione un sistema in cui è stato per millenni accettabile, normale e giusto il predominio dei maschi. Per un Gino Cecchettin ci sono probabilmente dieci Vannacci, e noi a fare il doppio della fatica, all’indietro e sui tacchi a spillo.
Quindi sì, anche su questo fronte c’è molto lavoro da fare, e sai che c’è? Fanculo i tacchi a spillo, per correre servono le sneakers.
Sottoscrivo TUTTO! E mi tengo in forma... :)
Grazie per questo risveglio domenicale combattente!