A Forlì da alcuni anni il comitato di quartiere del centro storico e le associazioni Regnoli 41 e Idee in Corso organizzano Case aperte per un giorno, una giornata in cui diverse persone aprono la propria casa e accolgono chi sceglie di passare di lì, offrendo storie, biscotti, bicchieri di vino.
Ne avevo già sentito parlare gli anni scorsi ma prima di quest’anno non ero mai riuscita a organizzarmi per andare; stavolta ce l’ho fatta, grazie alla sempre preziosa sorellina che me l’ha ricordato e con cui ho passato buona parte del sabato pomeriggio, mappa in mano, a esplorare.
All’iniziativa partecipavano anche negozi e laboratori artigiani, ma noi eravamo soprattutto curiose delle case; siamo partire da quella di Fatima e Said, entrambi originari del Marocco e arrivati a Forlì lui da 20 anni, lei da 17. Qui si sono incontrati, sposati e hanno fatto tre figli, e Fatima dice che per lei ormai Forlì è la sua città, qui c’è gran parte della sua vita. Da loro c’era tanta gente, perché partecipano a Case aperte dall’inizio e il loro the alla menta, i dolcetti e il cous cous di Fatima sono ormai famosi; così per parlare con un po’ di calma ci siamo spostate in cucina e abbiamo chiacchierato con Said, mentre lui lavava i bicchierini per il the.
La seconda casa che abbiamo visitato sta all’ultimo piano di un palazzo del centro, uno di quei palazzi che negli anni ‘50 erano “signorili” e ora, fra ristrutturazioni mancate e abbandono del centro storico da parte dei vecchi proprietari, è diventato un po’ più andante; qui in mostra un’interessante serie di incisioni di un artista forlivese, ereditate dalla madre dell’attuale proprietaria.
Infine, in via Cantoni, dietro una facciata abbastanza anonima, si sono svelati due appartamenti meravigliosi, parti di una casa di famiglia che comprende un giardino interno nascosto; le due coppie che li abitano offrivano ai visitatori una collezione di foto d’epoca, attentamente scelte e raccontate con grande gusto, e blues suonato dal vivo, ma lo spettacolo più grande erano queste mura antiche, l’enorme camino, il terrazzo sul giardino abitato dai gatti.
In queste settimane di rabbia e angoscia, mentre è difficile mantenere accesa la speranza, queste ore di chiacchiere amichevoli fra sconosciuti mi hanno fatto bene, come mi ha fatto bene venerdì mattina incontrare le persone del Freelancecamp, in un’edizione lanciata al volo incrociando le dita (quante persone avrebbero partecipato? ci sarebbero stati abbastanza talk per costruire un programma?) e che invece è stata ricca e interessante.
Da leggere e ascoltare
Ferdinando Cotugno è un giornalista davvero bravo, che scrive con cognizione di causa su clima, transizione ecologica, questioni ambientali; in questi giorni la sua newsletter Areale è diventata quasi quotidiana, per fare la cronaca di COP28.
Oliva Denaro di Viola Ardone, un bel romanzo che contiene molti elementi di realtà e ci riporta a un tempo non così lontano in cui lo stupro poteva essere “riparato” dal matrimonio, e in cui le donne erano – e si sentivano – inevitabilmente proprietà di qualcuno, mai di se stesse.
Una lettera da Gaza, uno degli ultimi episodi di Stories, il podcast di Cecilia Sala; perché tanto per cambiare la realtà è complicata, i torti e le ragioni si aggrovigliano, e le parti non sono quasi mai solo due.
Niente 2023 wrapped per me, grazie
Benché Spotify mi proponga, volonteroso, la sua sintesi del mio anno di ascolti, io so bene che questa dice poco di me, perché ascolto musica con frequenza irregolare e buona parte dei miei podcast preferiti stanno sulla app del Post.
In compenso mi hanno quasi subito stancata le varie citazioni delle card Spotify: come sempre le prime sono divertenti, poi a un certo punto diventa una battuta ripetuta troppe volte – dico a te Mailchimp, che un tempo a fine anno rilasciavi un Annual Report che era un benchmark di creatività, e quest’anno te ne esci con ‘sta robetta qui, che malinconia.
Nel dubbio, esci e muoviti
Due belle e facili camminate domenicali, una sopra Galeata – dal Passo delle Forche alla Collinaccia e al sentiero degli Alpini – a vedere i colori dell’autunno, e una dalla Base Scout Berleta al “vulcanetto” del Monte Busca, perfetta per una giornata fredda e assolata. Non so se questa domenica torno in Appennino, forse per una volta provo a dormire fino a tardi, o magari faccio qualche metro di corsa per metter su un po’ di fiato, magari non è troppo tardi.
Mi hai letto nel pensiero con il Wrapped di Spotify e le app del Post. E sì, Ferdinando Cotugno è una delle persone che leggo anch'io con più piacere: è bravissimo nel racconto, senza mai rinunciare alla precisione.
Molto belle case aperte per un giorno!