Il piacere di parlare con gli sconosciuti
Dove racconto di viaggi vecchi e nuovi e del perché voglio farne finché potrò
Un po’ per gioco, un po’ per curiosità e un po’ per gratitudine verso un inatteso nuovo sponsor del Freelancecamp, nei giorni scorsi mi sono registrata su HomeExchange e ho iniziato a mettere le basi del mio futuro da nomade digitale.
Il funzionamento di HomeExchange è spiegato molto bene da Antonella Gallino, ma te lo riassumo in breve: quando ospiti qualcuno, guadagni punti che puoi “spendere” a tua volta per andare ospite a casa di qualcun altro, non necessariamente chi è stato da te. Visto che io lavoro praticamente sempre da remoto, ora che Guido è grande posso organizzarmi per farlo da qualunque posto, e lo scambio case rende il tutto molto più sostenibile.
Il pied-à-terre / ufficio in Darsena in cui lavoro l’ho sistemato sapendo che, oltre a lavorarci, avrei voluto usarlo per ospitare altre persone, cosa che non riesco a fare nell’appartamento in cui viviamo perché non abbiamo una vera e propria stanza per gli ospiti. Io stessa ho dormito in Darsena più di una volta, sia per essere già vicina alla stazione se devo prendere un treno la mattina presto, sia per smaltire una quarantena senza intralciare il resto della famiglia; è un luogo in cui sto benissimo da sola, e al tempo stesso mi piace che ci passino – per poche ore o qualche giorno – persone amiche.
L’ho messo quindi su HomeExchange, e, grazie alla fortuna dei principianti, è subito arrivato il primo ospite: un architetto franco-tedesco che insegna storia dell’arte a Innsbruck, è sposato a una francese, ha case a Strasburgo e Berlino. Lo sono andata ad aspettare in stazione e abbiamo fatto una piacevolissima chiacchierata sull’architettura razionalista di Forlì, oggetto di una sua visita nei giorni scorsi.
Questa accelerazione imprevista delle mie prospettive di viaggio mi ha fatto tornare in mente una cosa che avevo scritto qualche anno fa come contributo alla Guida di viaggio di Destinazione Umana; la ripubblico qui perché mi ci ritrovo ancora molto dentro.
[se nel frattempo ti incuriosisce HomeExchange e ti iscrivi da questo link, mi regali un po’ di punti per viaggiare, grazie]
Partire per incontrare me stessa
Non c’è viaggio che non mi abbia cambiata, e non conosco modo migliore di imparare che preparare una borsa leggera e muovermi, meglio ancora se da sola, ma con la ferma intenzione di incontrare altre persone.
I miei viaggi da ventenne nascevano spesso con la scusa di andare a trovare amici lontani: mi ospitavano loro, dovevo pagarmi solo il treno, che finanziavo coi soldi messi da parte lavorando d’estate e facendo economie sul mio esiguo bilancio da studentessa fuorisede.
Un’estate me ne andai da sola in Irlanda, e da lì, dopo dieci giorni di pioggia e tristezza, decisi, di nascosto dai miei genitori, di volare in Olanda, dove mi aspettavano il sole e un ragazzo conosciuto in campeggio l’anno prima. Fu una settimana di passione, sensi di colpa e scoperte, in cui presi le misure di quanto potevo camminare sulle mie gambe e cavarmela improvvisando soluzioni senza rete.
Qualche anno più tardi scoprii la Sicilia andando a trovare un amico di penna – ci si scriveva fra sconosciuti anche prima dei social network, io avevo incontrato il giovane architetto palermitano sulla bacheca di Linus e ci eravamo scritti per mesi, le sue lettere fitte di disegni meravigliosi. Con sua grande delusione, non mi innamorai di lui ma di Palermo, che pettinai avanti e indietro a piedi passando spesso attraverso quartieri off-limits, riempiendomi gli occhi di barocco e la pancia dei pranzi pantagruelici cucinati da sua madre.
Da quella volta, la Sicilia diventò una delle destinazioni predilette dei miei viaggi da sola, e fu in una piazza di Taormina che incontrai due scrittrici australiane di libri per bambini insieme alle quali girai l’Etna e le gole dell’Alcantara; già i maschi locali, vedendomi sola, mi abbordavano in inglese, tanto valeva calarmi del tutto nella parte di viaggiatrice straniera.
Le due scrittrici mi invitarono ad andarle a trovare a Melbourne e scoprire l’Australia e l’idea mi piacque subito. Avevo un sacco di ferie arretrate, chiesi all’ufficio personale l’intero mese di febbraio del ’95, comprai il biglietto e, due settimane prima della partenza, con trepidazione feci la mia prima telefonata intercontinentale per avvisare Pamela dell’orario del mio arrivo.
Con mio grande sconcerto, non mi rispose Pamela ma un gentile signore che mi spiegò che sì, Pam l’aveva avvisato che io sarei arrivata presto a Melbourne, e no, non poteva passarmela perché al momento Pam era a San Diego per lavoro e gli aveva lasciato in custodia la casa: sarebbe venuto lui a prendermi all’aeroporto e mi avrebbe ospitata nella casetta di legno in mezzo alla foresta sulle colline di Melbourne.
Fosse oggi, l’avrei già saputo, anzi saremmo stati già amici su Facebook – ma 28 anni fa io mi trovai a partire per un appuntamento al buio, con la prospettiva di convivere con uno sconosciuto che mi avrebbe ospitata in una casa isolata dall’altra parte del mondo; per quanto ne sapevo poteva trattarsi dell’assassino della mia amica che, dopo averla fatta a pezzi e stivata nel freezer, si apprestava a fare lo stesso con me.
Invece Trevor si rivelò una persona meravigliosa, con cui passai ore a parlare – di mio padre, che avrebbe avuto pochi anni più di lui ed era morto all’improvviso tre anni prima, di suo figlio che aveva da poco trovato il coraggio di fare coming out, della vertigine che dà l’Australia a chi arriva dall’Europa ed è abituato a paesaggi densi di tracce umane e di storia.
Dopo avermi fatto da ospite impeccabile nella casetta di legno in mezzo alla foresta, mi propose di trascorrere insieme un weekend lungo la Great Ocean Road, così partimmo sul suo fuoristrada – in Australia ha senso guidare un Land Rover Defender, non come qui per portare i bambini a scuola. Non avrei potuto desiderare una guida migliore.
In certi momenti rimpiango di non aver scritto di più, di non aver scattato più foto, di aver perso le tracce e in certi casi anche i nomi di tante persone incontrate; viaggiare oggi è ancora più bello, ora che posso riassaporare i colori e i ricordi ogni volta che voglio.
Poi penso che ci sono ancora tante mete da esplorare, e tanti incontri da cui farmi cambiare, e sono felice.
[io il giorno del mio compleanno ritratta nel mio ambiente naturale – grazie sister per la foto]
Progetti a cui voglio bene #1
Se ci fai caso, in fondo a ogni mia newsletter non ti chiedo di offrirmi un caffè ma ti propongo, se apprezzi ciò che scrivo, di fare una donazione anche piccola a Cefarh, una ONG ugandese a cui io e un po’ di persone molto care del Freelancecamp abbiamo dato una mano per raccontarsi meglio.
Ora Cefarh è diventata anche una delle storie di successo di una campagna di SiteGround, raccontata in breve da un video che puoi vedere qui.
Progetti a cui voglio bene #2
Una donna al giorno è un blog in cui Carmen Vicinanza racconta ogni giorno la vita e le opere di donne più o meno famose; mi ha fatto scoprire persone incredibili, artiste, scienziate, anticipatrici dei tempi.
Tre anni fa, quando mi sono imbattuta nel blog, ho subito pensato che era un peccato non farne anche una newsletter, così ho contattato Carmen per offrirmi di aprirle un account Mailchimp e metterle in piedi una newsletter automatica, alimentata dai post, sia in versione giornaliera che in versione settimanale. Detto, fatto, ogni sabato mattina io faccio colazione esplorando le donne della settimana.
Il sabato prima di Pasqua però non mi è arrivata nessuna newsletter; prima ho pensato che anche il blog fosse andato in vacanza, ma quando ho visto che i post c’erano ho capito che il problema era Mailchimp. Infatti, era entrata in vigore la stretta sui profili gratuiti, che ha limitato fortemente il numero di email che si possono mandare da un account Free: 1000 messaggi al mese, a un massimo di 500 contatti. E, per quanto la lista di Carmen sia piccolina, fra bollettini giornalieri e indici settimanali questa scorta di messaggi finisce molto prima del mese.
Ho avvisato Carmen, e le ho consigliato per il momento di attivare un mese di piano Essential; prima che il mese finisca, farò la mia buona azione femminista e spenderò un po’ di ore a ricostruire tutto su Mailerlite.
Tu intanto leggiti un po’ delle storie partigiane che ha pubblicato Carmen nei giorni scorsi: Elsa Oliva, Gabriella Degli Esposti, Irma Bandiera, Lepa Radić.
Una ventata di freschezza leggerti...mi è venuta voglia di fare un viaggio, non solo fisico, ma dentro altre persone ed altre vite. 🙏