Newsletter breve e che parte più tardi del solito, scritta e spedita di domenica mattina perché ieri ero troppo stanca: in questo periodo dormo male svegliandomi nel cuore della notte con pensieri di lavoro. Così ieri ho preferito andare al MAR a vedere FREEDOM, la mostra di tavole originali di sette fumettisti inaugurata in occasione del Coconino Fest.
La mostra – aperta fino al 28 luglio – vale davvero la pena, l’unico avvertimento è che dopo averla vista non potrai fare a meno di comprare almeno un paio di libri al bookshop; io mi sono portata a casa due capolavori, Perpendicolare al sole di Valentin Cuny-Le Callet e Compagna Cuculo di Anke Feuchtemberger; Viaggio in Italia di Pietro Scarnera l’avevo già comprato all’inaugurazione della mostra in Biblioteca Classense, anche quella straconsigliata.
Nostalgie che non ho
Quando sento parlar male delle giovani generazioni o della contemporaneità, il sottotesto è quasi sempre “quando ero giovane”, e gratta gratta la persona che si sta lamentando dell’oggi in realtà rimpiange un tempo in cui aveva tutti i capelli, la pelle tonica e – forse – più fiducia nel futuro.
Io non ho rimpianti per la me stessa ragazza: non tornerei mai indietro a quella che ero a diciotto o vent’anni, una me spavalda per non mostrare quanto mi sentissi inadeguata, indesiderata, prigioniera del sempiterno ruolo da prima della classe. Forse per questo sono allergica alle nostalgie del passato, quello degli anni della gioventù e anche l’idealizzazione dei bei tempi andati, della tradizione, della supposta saggezza degli avi.
Ho rivisto a cena la mia classe del liceo, quarant’anni dopo la nostra maturità; è stata tutto sommato una serata piacevole, ma quando la più esuberante e festaiola del gruppo ci ha divisi in squadre per un gioco a indovinelli in cui le domande riguardavano cose successe in classe durante i nostri anni di scuola – i tic dei professori, gli episodi salienti delle gite scolastiche, i voti della maturità – ho constatato con serenità di aver cancellato gran parte di quei ricordi, ché nei 40 anni successivi per fortuna mi sono successe molte altre cose, e molto più interessanti.
Ho ascoltato su Storytel, letto dall’autrice, Cose mai successe, l’ultimo romanzo di Giulia Blasi; Giulia ha qualche hanno meno di me, ma in quell’adolescenza da genX mi sono abbastanza ritrovata, col sollievo di esserne uscita da tempo. Il libro alla fine mi è piaciuto, i primi capitoli li ho patiti un po’ ma poi la storia mi ha presa e mi ci sono tuffata dentro. Alla fine, mi ritrovo sempre a pensare che il passato è passato, l’unica cosa che ha senso fare è cambiare il presente, seminare per il futuro, o, per dirla con un altro romanzo che ho amato, aggiustare l’universo – quantomeno quel pezzettino di universo che abbiamo a portata di mano.
Intanto gli esami di maturità del diciottenne procedono veloci; le tracce del tema di italiano erano pessime, per fortuna in classe hanno molto parlato del Novecento – e visto bei film, e letto romanzi importanti – così lui si è buttato sulla traccia di storia, guerra fredda ed equilibrio del terrore, schivando la retorica dei cosiddetti “temi di attualità” (che poi, definire attualità una traccia su blog e selfie, ci vuole dell’incompetenza). Lo vedo tutto sommato tranquillo anche verso gli orali, che bene o male passeranno subito perché è fra i sorteggiati del primo giorno, quindi ormai è fatta e possiamo archiviare le superiori: cinque anni durante i quali il mondo è cambiato, e noi stiamo imparando giocoforza a ridefinire quello che conta.
Riporto integralmente una riflessione che ho scritto in settimana sulla maturità perché mi è capitato di pensarla esattamente come te: nessuna nostalgia. https://substack.com/@martinopietropoli/note/c-59549333?r=e0di4&utm_medium=ios&utm_source=notes-share-action
Sei sempre un riferimento confortante!