La razza Adriatica
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Se ricevi questa newsletter è perché la tua posta elettronica non sta su Libero o Virgilio. Nel momento in cui scrivo, infatti, molte persone non riescono ancora ad accedere alla propria casella email: se mandassi la newsletter anche a loro, Mailchimp riceverebbe indietro un segnale di hard bounce, che porta all’immediata disiscrizione dalla lista.
Per evitare questo genere di guai ai miei clienti, ho passato gli ultimi giorni della settimana a mettere filtri e lanciare messaggi di allarme; se il guaio era già successo, mi è toccato spiegare la situazione ai customer support di Mailchimp e Klavyio, per far ripristinare indirizzi che – si spera – torneranno in funzione a breve.
Mi sono anche raccomandata coi miei clienti che aspettino qualche giorno a ricominciare a scrivere al segmento libero+virgilio: non è che le persone, rientrate in possesso della propria casella email dopo una settimana, avranno tutta questa urgenza di leggere l’importantissima newsletter XYZ, diamogli un po’ di respiro e ripetiamo insieme la gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo.
Tracce di un passato poco illustre
Quando faccio la spesa alla Coop butto spesso un’occhiata allo scaffale del bookcrossing Seminar libri, che anch’io ho alimentato con scatoloni di romanzi e saggi che non voglio più leggere. Stamattina confesso che il mio scopo era cercare qualche pezzo da usare come materiale da collage: vecchi volumi spaiati di enciclopedie obsolete, Selezione del Readers’ Digest, robe così. Il mio sguardo è caduto su quattro imponenti volumi rilegati dell’editore UTET, dall’inquietante titolo Razze e popoli della terra; ne ho aperto uno, e mi ha colto una vertigine come davanti alle teche delle cere ginecologiche dei Musei Universitari: avevo fra le mani un reperto di scienza coloniale, non ci ho pensato un attimo di più e li ho caricati nel carrello.
A casa una breve ricerca mi ha confermato quello che già immaginavo: avevo in mano un’opera enciclopedica, la summa dei lavori di un autore, Renato Biasutti, che è stato fra i più stimati geografi ed etnografi italiani della prima metà del Novecento.
La prima edizione di Razze e popoli della Terra fu pubblicata nel 1941, la terza (quella che ho trovato io) nel 1959, fra le lodi dell’Accademia dei Lincei che evidentemente, ancora nel secondo dopoguerra, esprimeva una concezione del mondo in cui i caratteri razziali sono fatti, che non vengono messi in discussione ma puntigliosamente misurati e catalogati. Migliaia di pagine, centinaia di foto, esseri che non sono persone, ma “tipi”, e come tali vengono descritti.
“Nella pianura romagnola ha il suo centro caratteristico, il suo più marcato dominio, il tipo brachicefalico planoccipitale, che abbiamo identificato con la razza Adriatica. Alla forma italiana della razza manca però il predominio dell'alta statura e vi sono divergenze notevoli anche nei caratteri fisionomici e sembra pertanto giustificato il farle un posto a parte, come sottovarietà Padana. La statura oscilla intorno a valori medi, la corporatura è robusta, ma senza eccesso di sviluppo nel tronco, il colore dei capelli e degli occhi tende ai toni più scuri, mentre la pelle è assai bianca. La faccia è in generale assai lunga, in ogni modo ben profilata, con naso alto e sottile, bocca piccola, mandibola robusta e mento alto. Sono però meno frequenti che nella forma Dinàrica della Balcania, il naso adunco o aquilino, i pomelli un po' alti, gli orecchi divaricati, gli occhi troppo ravvicinati. Il tipo è nel complesso raggentilito, pur conservando una impronta energica e volitiva: nella graduatoria estetica dei tipi regionali italiani questa forma padana occupa indubbiamente uno dei primi posti.”
Una disumanizzazione che è tanto più evidente quando più ci si allontana dall’Europa: sfoglio le pagine dedicate all’Africa e non posso fare a meno di pensare a certe scene raccontate nel romanzo Sangue giusto, gli antropologi in divisa che scattano foto a donne e uomini nudi, prendono calchi di gesso dei loro corpi – eccole, le maschere per i musei come quelle di cera che ho visto a Bologna, con le palpebre strizzate per non fare entrare il gesso negli occhi.
Quanto di questo razzismo ci è rimasto ancora addosso? Quanto rischiamo di vederlo tornare, ora che molti cercano nel rifugio dell’identità e dei nazionalismi una difesa dal caos che ci sommerge? Possiamo separare questo strato di ideologia colonialista dall’oggetto di quella scienza, conservandone i dati e l’apporto di conoscenza che ci può dare, o è tutto da buttare?
[PS: per sapere dove sta la scienza oggi, ti rimando invece a L’invenzione delle razze, del mio amico e mentore Guido Barbujani.]
Cose da leggere e webinar in arrivo
Il mio socio Marco Ziero ha scritto un gran bel post per il blog di Digital Update, sul fare email marketing tenendo come bussola i concetti di rilevanza, segmentazione e personalizzazione; da leggere senz’altro.
Giovedì 2 febbraio alle 16:30 parliamo di negoziazione con l’ottima Cristina Scaraffia, nell’appuntamento mensile degli ZoomClub; qui tutte le info.
Mercoledì 8 febbraio alle 14 terrò io un webinar, sulle ultime novità Mailchimp: automazioni, editor, webhooks, e anche gli ultimi aggiornamenti di listino. Mailchimp ormai non è più lo strumento con cui fare email marketing gratis, quindi se lo usi tanto vale conoscerlo bene; il webinar è gratuito per chi riceve la newsletter Digital Update, .
Altri due webinar in arrivo: il 16 febbraio alle 18 chiuderò la serie dei Digital Talks di Registro.it parlando di email marketing, e il 21 febbraio alle 12 faremo una conversazione io, Gianluca Diegoli, Giovanni Carrada, Donata Columbro e Mario Petruccelli, su potenzialità e impatti dei sistemi generativi per la creazione di contenuti; sul tema ho scritto molto e , mi sembra una delle cose di cui dobbiamo occuparci oggi (*). Di entrambi i webinar non c’è ancora la pagina per registrarsi, ma faccio in tempo a scrivertela domenica prossima.
(*) L’altra cosa di cui occuparci è sempre la stessa:
Per oggi è tutto, ciao
Alessandra
alessandrafarabegoli.it
palabra.email
digitalupdate.it