Sono state settimane di stagioni che si aprono e si chiudono, e non c’entra più di tanto il luogo ormai comune di settembre come il vero capodanno; è piuttosto un’accelerazione che ha a che fare con la percezione acuta del tempo che passa.
Quando, alla non verdissima età di 40 anni, ho fatto un figlio, dicevo – ridendo ma senza scherzare – “sia chiaro, io a 60 anni mi considero libera”; e ora, con qualche mese di anticipo rispetto alla data prevista, Guido è partito per Trento, dove da poco più di una settimana vive in appartamento col gruppetto di nerd con cui ha già condiviso anni di scuola, varie edizioni di Lucca Comics e il loro primo Interrail.
E non che l’essere madre, soprattutto negli ultimi anni, mi impegnasse l’agenda in modo importante; ma non averlo a casa ha creato spazi e silenzi che sono come pagine bianche di un nuovo quaderno da riempire. La cosa mi dà una certa vertigine.
Stefania Pecere, che scrive la bella newsletter Controra, ha chiesto a me e ad altre persone di rivelare i nostri superpoteri, e nel nostro scambio ho finito per parlare anche di genitori e figli:
“La nostra responsabilità di genitori / insegnanti / adulti è innanzitutto di dare il buon esempio e offrire a chi sta crescendo degli spazi di autonomia, sperimentazione, responsabilità.”
[tutto il resto qui]
Ora parlo con Guido quasi ogni giorno – telefona per chiedere consigli su come cucinare una pasta o sul bucato – e mi sembra improvvisamente così grande e organizzato e felice di esplorare questa nuova dimensione; così penso che sì, siamo stati genitori bravi abbastanza, con tutte le fatiche e i dubbi e i momenti in cui chissà, avremmo potuto prendere altre strade.
Intanto è passata letteralmente una vita; e a una delle mie vite precedenti mi ha riportata una morte improvvisa, quella di Daniele Vignatelli che è stato il fondatore e presidente di Anima Mundi, la cooperativa di educazione ambientale per la quale decisi, quasi trent’anni fa, di abbandonare il lavoro dipendente.
Daniele, che aveva un anno più di me, era da solo su un sentiero in Appennino, uno di quei sentieri facili e tranquilli su cui andiamo a camminare la domenica; un infarto, l’hanno trovato poco dopo alcuni turisti stranieri, ma non c’era più nulla da fare.
Al funerale c’era tanta gente da non riuscire a entrare in chiesa: Daniele è una di quelle persone che sono passate per la vita di tante altre, sempre lasciando un segno. Ho rivisto dopo una vita persone che un tempo mi erano familiari, alcune le ho riconosciute subito, con altre ho dovuto sforzarmi, captare una frase o un nome comune; poi un tuffo al cuore nel constatare gli implacabili effetti degli anni.
Il mio rapporto con Daniele non era facile: visioni non sempre conciliabili, una diversa propensione al rischio dovuta a storie familiari ci facevano guardare il mondo da prospettive diverse, ma ci siamo sempre trattati alla pari, con stima e rispetto. Non so se definirlo “amico” sia la parola giusta, di certo abbiamo fatto un pezzo importante di strada insieme, e a me quella strada ne ha aperte altre1.
Morire a 60 anni all’improvviso è troppo presto, anche quando hai vissuto una vita piena e ricca. Ho scritto su un quaderno le cose che vorrei fare in autunno2, c’è anche svuotare un po’ gli armadi e mettere ordine in casa, oltretutto adesso che Guido è via è anche più facile farlo.
Quanto e cosa lasciamo nella vita delle persone di cui attraversiamo la strada? Al Freelancecamp ogni volta mi ricarico di karma, sono così tante le energie che abbiamo contribuito a far crescere, mettere in gioco, collegare; ho visto nascere amicizie, amori, progetti di lavoro, nuove carriere, ho visto le persone cambiare, ho visto chi arriva per la prima volta illuminarsi di gratitudine per l’accoglienza ricevuta. E subito dopo il Freelanecamp ho accolto a Ravenna Roberto Kalamun Pasini, e ospitarlo nel mio spazio ufficio-foresteria-casadascambiare3 mi ha dato la possibilità di fare alcune belle chiacchierate, che avevamo tanto da raccontarci.
Seminare, raccogliere, strappare le erbacce, seminare ancora, e ricordarsi che non sappiamo quanto tempo resta per farlo, perciò meglio usarlo bene, il nostro tempo.
Una delle cose che mi sono successe lavorando in Anima Mundi è che ero lì quando Banca Etica doveva ancora nascere, così ho partecipato alla raccolta iniziale di fondi “verso Banca Etica” e sono socia dall’inizio. Più passa il tempo, più ne sono fiera.
Oltre a quelle di lavoro, ovviamente: a proposito, il 25 settembre sono a Milano insieme a Elisabetta Bruno di Thinkable, teniamo un bel workshop su Email Marketing e Automation che portano risultati; se ti interessa e la promo è scaduta, avvisami che ti mando un codice sconto io.
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"non sappiamo di andare quando andiamo", come scrivo anche oggi nella seconda parte della Controra sui superpoteri...come sempre, qui trovo tante cose che risuonano simili ai miei pensieri, cara Alessandra. Grazie di tutto ❤
Questa cosa del tempo che accelera, della qualità da dare a ogni istante perché non sai quanti ancora ne arriveranno mi risuona tantissimo Ale. La percezione del tempo credo cambi insieme a noi e adesso, almeno io, vivo un tempo più fragile ma anche più “vivo”. Ti abbraccio forte